soluzioni

1) Promuovere campagne di informazione spiegando che "pulito” non ha nessun odore e che “profumato” non è indice di igiene e pulizia. Sia negli ambienti indoor che outdoor, prevenire gli effetti negativi delle sostanze profumate sulla salute, informando tramite pubblicità progresso, dépliant, manifesti e brochure da distribuire in scuole, luoghi di lavoro, strutture per la salute e attività sociali.

 

2) Istituire un decreto legge che obblighi le industrie a formulare anche prodotti alternativi FRAGRANCE FREE (SENZA PROFUMO). Nominare un organismo di controllo che rilasci la certificazione per gli articoli che rispettano i nuovi criteri, come già avvenuto negli USA con l'etichetta FRAGRANCE FREE rilasciata dall'EPA (Environmental Protection Agency).

 

3) Stanziare fondi per una ricerca pubblica e indipendente dalle industrie profumiere. Il fine è valutare non solo le reazioni allergiche da contatto, ma anche gli effettivi rischi di queste sostanze sulla salute umana. Investigare gli effetti respiratori, oculari, neurologici, sistemici e sui meccanismi sensoriali. Istituire studi ambientali. L'obiettivo è valutare la persistenza di queste sostanze profumate nei corsi d'acqua, la loro biodegradabilità e il loro livello di accumulo nelle forme di vita selvatica (bioaccumulo), nell'aria e nel suolo. 

 

4) Inserire, nei regolamenti relativi alla formulazione di cosmetici e profumi industriali, un emendamento “sull'intensità delle note aromatiche e sulla persistenza delle sostanze odorose volatili, in modo da rispettare le indicazioni date dalla Fragrance Association”. Tale organismo avvisa che

“i prodotti profumati possono essere usati solo in una quantità tale da essere percepibile alla distanza di un braccio".